KORHOGO

 

Una costante dei vecchi film Western era quella di …andare al Nord!

E in Costa d'Avorio, la città più alta, più a nord era Korhogo.

Un certo qual collegamento con questa città era avvenuto tramite l'Unione delle Suore della diocesi di Korhogo, che a turno, accompagnavano al nostro Centro per handicappati di Bonoua bambini affetti da polio, bisognosi di un intervento chirurgico, di una protesi.

La cosa cominciava a ripetersi e si pensò di venire incontro a questa necessità aprendo, proprio a Korhogo, un piccolo centro per un rendez-vous periodico, dividendosi così un po' ciascuno i 650 km di strada Korhogo- Bonoua .

A questa "antenna don Orione", come fu battezzata, accedevano un medico, il tecnico dell'atelier ortopedico di Bonoua, bambini da operare, bambini operati, bisognosi di riparare o cambiare la protesi..

Fu così che il Vescovo di Korhogo, mons. Auguste Nobou, in cerca di preti per la sua diocesi propose alla Congregazione di accettare un terreno, largo, nudo, nella prima periferia della città, ove potesse sorgere una chiesa parrocchiale. Non c'era ancora molta gente, ma il piano regolatore prevedeva, a breve, la costruzione.

Le Provincia religiosa di Genova, da cui dipendeva allora la missione della Costa d'Avorio, esaminò la cosa e d'accordo con i confratelli disse si.

In don Giuseppe Bonsanto, intelligente, dinamico, sperimentato già nella realizzazione di grosse realtà sociali, si ravvisò la persona adatta: lasciò la direzione del Centro per Handicappati fisici di Bonoua e si trasferì a Korhogo, in un alloggetto offerto dal vescovo vicino all'episcopio.

E don Giuseppe ripagò anche mettendo a disposizione dell'archivio diocesano da riordinare la sua nota esperienza nell'uso dei computer.

In mezzo allo spiazzo arido, ai piedi del monte Korhogo la mattina del 12 marzo 1995, si poneva nella pietra una reliquia con il sangue di don Orione e si faceva il giro di quella superficie parlando un po' con la Madonna, corona in mano.

Da quel giorno…

Ma a questo punto bisognerà dire qualcosa per fare la cornice a questa cosa.

Korhogo è una città, la più significativa del nord sulla Costa d'Avorio, con circa 150.000 abitanti: ha un piccolo aeroporto, è collegata alla capitale con una strada dritta, ben disegnata, asfaltata ma resa orribile dalla mancanza di manutenzione e dalle piogge che si divertono nelle buche .

Korhogo ha una sua nuova università con la facoltà di agricoltura.

Le strutture sanitarie sono costituite dall'ospedale Regionale e da piccole cliniche private sparse nei quartieri della città. Le strutture politiche hanno la sede del prefetto, del viceprefetto, la sede del tribunale civile di prima istanza.

Ma la città manifesta apertamente un alto grado di degrado per le strade, la mancanza di igiene: branchetti di montoni, caprette, qualche maiale circola in piena libertà..

Il clima è caldo, secco, temperato spesso per brevi tratti da grandi piogge torrenziali. Il clima ideale per coltivare ortaggi, verdure, riso, cipolle, mais, igname...ed anche per grossi allevamenti di bestiame. Campi verdeggianti aperti e branchi di animali allo stato di semilibertà ripropongono sempre il tema classico Caino-Abele…Agricoltori in guerra con i pastori.

Uscendo dalla città troviamo delle realtà che interessano la curiosità.

Subito a 7 km. Waragnéré, il villaggio dei Tisserands, cioè dei tessitori: un'intera comunità che, all'aperto lavora, espone, vende splendide tele, robuste, grezze, colorate.

La chiesa parrocchiale e il monte Korhogo.
La chiesa parrocchiale e il monte Korhogo.

Da piccoli telai artigianali partono lunghissimi fili che azionando piccoli girelli e pulegge, vengono costretti a diventare tela. C'è subito chi la ritaglia a varie misure per ricavarne pagne, tovaglie, riquadri di tutte le dimensioni. A fianco, lavorando per terra, avviene la colorazione con prodotti naturali tratti dalle erbe, dalle piante. Tinte forti, tenaci, ordinariamente tendenti al nero. Compaiono così immagini caratteristiche di scene famigliari, animali, totem, maschere della tradizione. Una cosa bella.

Altra cosa da vedere è Koni, il villaggio dei forgerons (fabbri-ferrai) a 18 km.

Les tisserands.
Les Forgerons.
Les tisserands.
Les Forgerons.

Si può vedere estrarre dal fondo di una cava un cesto di terra che contiene ferro; c'è la lavorazione ad un crogiolo che lascia colare un po' di ferro.

Se è il caso, in una piccola forgia a soffietto, viene riscaldato qualche pezzo di grezzo, è tirato sull'incudine per cavarne per una zappetta, un coltellaccio, un souvenir.

È bello, ma si capisce che è come il giochetto dei bussolotti organizzato per i turisti, quasi il gioco dei burattini. Ma chi ci va ne resta appagato.

Da Korhogo si può andare su strada battuta nel villaggio delle suore Figlie della Croce, ov'è qualche italiana. È Sirasso, a 60 km. con tremilacinquecento abitanti nel villaggio sparso. Vi sono ben 12 boschetti sacri custoditi dai vecchi che vi esercitano un notevole potere. È lì che si svolge il rito del "poro". Un periodo di prova che introduce gli adolescenti all'età adulta con prove anche difficili, con lunghi periodi di silenzio, l'ascolto delle tradizioni, esercizi di forza, di coraggio.

Lontani da tutti per mesi.

Ma cosa colpisce piacevolmente è l'incontro con qualche chasseur, qualcuno della grossa associazione iniziatica dei cacciatori (dozo). Korhogo ne ha schedati più di 10.000, curiosi personaggi, dotati di una loro divisa in fustagno, o pelli… un berretto a tre punte con pendagli variopinti. Il loro grosso, lungo fucile artigianale per il quale preparano i pallini e che caricano a bacchetta. Cacciano lepri, scoiattoli, agouti, cerbiatti.

Sono la difesa del villaggio specie la notte quando sbarrano la via principale d'accesso al calar del sole.

I cacciatori.
I cacciatori.

Ma dietro queste note di colore c'è la realtà meno poetica. A parte il fatto che alcuni ritengano più utili all'allevamento dei buoi bravi pastori piuttosto che bravi letterati. Lo stato dà al comune qualche aula scolastica, non l'abitazione per l'insegnante che diventa così un libero docente. In una nostra visita gli insegnanti erano via per fare degli allenamenti personali.

Quindi l'analfabetismo o il selmialfabetismo. La scuola è veramente un disastro.

Che si aggiunge agli altri: mancanza d'acqua, situazione sanitaria con l'imperversare oltre che della malaria, le dermatosi, la verminosi, il terribile SIDA (AIDS).

Oggi, segno di un'evoluzione molto rapida e contraria alle leggi morali del clan, c'è di fatto un'ampia licenza in campo sessuale.

Qualche caso di meningite. Praticata ancora l'excissione nelle bambine.

Le suore, a Sirasso da 20 anni, ci parlano dei giovani che vogliono ribellarsi al potere dei vecchi e delle donne che cercano di organizzarsi in piccole cooperative.

Ma torniamo a casa.

Rientrando tocchiamo i quartieri di Koko, Mongaha, Téguéré e Mont Korhogo. È la zona più povera della nostra parrocchia. Un quarto della popolazione di questi quartieri era costituito di agricoltori che a causa dell'espansione urbana si son visti espropriati delle loro terre. Ne è conseguita una forte disoccupazione. È interessante sapere, da una recente indagine fatta dall'ARK, che circa il 90% di questa popolazione è analfabeta. E che l'80% è formato da disoccupati; il 15% di manodopera avventizia e di domestici e solo il 5% di operai.

Tutto questo non si vede subito perché, di solito, vengono alla chiesa alcune famiglie del ceto medio, come gli insegnanti. Ma la realtà è quella della statistica.

Il Vescovo ci dice che i cattolici sono il 12%, il 9% i protestanti, il resto da dividere in parti più o meno eguali tra animisti secondo la religione ancestrale e i musulmani che ci sono e si fanno sentire.

Korhogo divide la sua gente in 5 parrocchie:

Accanto alla cura di una piccola comunità ecclesiale di base, alla prima catechesi, il lavoro non indifferente è stato quello edilizio: fare la chiesa, l'alloggio dei padri ed il complesso per l'animazione parrocchiale, un'apatam, l'ufficio parrocchiale.

Recentemente si è costituito il gruppo di circa 300 catecumeni.

La catechesi appropriata porta a Pasqua di ogni anno diversi adulti al battesimo: dal 1996 ad oggi i battesimi sono stati 145.

50 cresimati, le prime comunioni, 10 matrimoni cristiani..

Amministrazione della cresima.
Amministrazione della cresima.
Amministrazione della cresima.
Amministrazione della cresima.

Sono sorte 6 comunità di base, altre sono in cammino. E c'è, naturalmente il consiglio pastorale, la Caritas, il Rinnovamento dello Spirito, il Movimento Laicale Orionino, il gruppo Ministranti, il gruppo delle famiglie cristiane, il J.A.D.O.

In questo lavoro a fianco del parroco ha prestato servizio un bravo fratello coadiutore, fratel Amedée-Pierre Ayé, che si è dedicato particolarmente alla catechesi ed alla pastorale dei giovani.

In questi mesi al posto di don Bonsanto, trasferito in Burkina Faso, è giunto il nuovo parroco don Luciano Ragazzo, proveniente dal Togo. Lo affiancano due nostri seminaristi tirocinanti.

Da due anni poi, è cominciata l'attività, sostenuta soprattutto dagli amici italiani, delle adozioni a distanza: si tratta di bambini e bambine da 1 a 15 anni appartenenti a famiglie bisognose, orfani, che vengono aiutati dai loro benefattori a vestirsi, andare a scuola, avere da mangiare tutti i giorni per una somma di 500.000 lire all' anno.

Un servizio umile e non appariscente è quello di una piccola farmacia. Ogni giorno la signora Angéline apre il modesto locale e si trova sempre ad attendere una mamma col piccolo in braccio. Ecco la clorochine per la malaria, la amoxicillina per la bronchite, il bactrim ed altri medicinali per le malattie intestinali.

Don Orione forse vorrebbe qualcosa di più.

Ma questo poco non dovrebbe dispiacergli.

Per informazioni
PARROISSE "NOTRE DAME DE FATIMA"
B.P. 1150 - KORHOGO
COTE D'IVOIRE
TEL. E FAX (00225) 36.86.23.54
e-mail bonsanto@globeaccess.net

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